Fotografo afgano realizza ritratti con una macchina fotografica centenaria
E' piuttosto insolito scattare foto con una macchina fotografica centenaria che funziona anche da camera oscura, ma questa storia diventa ancora più affascinante se si considera che il suo proprietario si è guadagnato da vivere per decenni realizzando ritratti a Kabul, la capitale dell'Afghanistan, e ben 65 anni dopo, è ancora lì a scattare foto.
"Kamra-e-faoree" significa macchina fotografica istantanea in Dari, una delle lingue ufficiali dell'Afghanistan, parlata da circa la metà della popolazione. La macchina fotografica in questione è stata probabilmente costruita da un falegname e a giudicare dalle scritte sembrerebbe provenire dall'India, è stata utilizzata per la prima volta negli anni Cinquanta, con l'introduzione la carta d'identità nazionale. Ai tempi non era insolito trovare fotografi ritrattisti a Kabul, tutti usavano questi grandi apparecchi con un manicotto che penzolava da un lato per evitare perdite di luce durante la manipolazione della pellicola. Le immagini più piccole venivano realizzate tagliando la carta fotografica - tipicamente proveniente dal Giappone, dalla Russia o dalla Germania - a pezzi.
Si dice che i box fotografici abbiano avuto un secondo picco di popolarità all'inizio degli anni 2000, quando l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha gestito un programma per il rimpatrio dei rifugiati dal Pakistan. I documenti d'identità richiedevano fotografie di accompagnamento, il che significa che i fotografi di Peshawar - al di là del confine con l'Afghanistan - erano improvvisamente richiesti.
La fotografia è stata vietata negli anni '90, quando i Talebani sono saliti al potere, molte macchine fotografiche vennero distrutte dai fotografi stessi per evitare una punizione nel caso in cui le loro attrezzature fossero state scoperte.